Quella fu la mia prima sales letter.

E il risultato? Sorprendente! Mi chiamarono il giorno stesso.

Immagina la scena.

Mia madre, ignara, risponde al telefono e si ritrova coinvolta in una conference call in inglese con un diplomatico, un ufficiale dell’ambasciata italiana e un responsabile della sicurezza, tutti impegnati a organizzare il mio ingresso.

Non capì quasi nulla di quella chiamata.

Preoccupata che avessi combinato qualche guaio con il pc, come ad esempio attaccare un sito governativo, iniziò ad agitarsi.

Aveva appena visto il film War Games, e io passavo davvero troppo tempo davanti al computer.

Non riusciva a capire cosa avessi combinato e se avessi davvero fatto qualcosa di pericoloso. 🤷

Ma dopo qualche spiegazione si calmò e convinse mio padre ad accompagnarmi.

All’epoca lavoravo nel marketing digitale per un grande gruppo francese. E viaggiavo abbastanza.

Quel lontano episodio mi aveva spinto a costruire una carriera incentrata su testi, immagini e strategie per convincere le persone a comprare.

Un giorno, un amico mi chiamò per chiedermi consiglio.

La sua agenzia stava prosciugando il suo budget senza portare risultati.

Gli dissi: “Partiamo dalle email. Tira fuori i tuoi contatti e iniziamo a scrivergli.”

Mi misi al lavoro, ma ogni tre frasi il mio amico commentava: “Queste frasi sono troppo brevi”, “Che cosa sono tutte queste interlinee?”, “Qui non scrivere così”…

Spazientito, gli proposi: “Facciamo così: tu prepari la tua versione, io la mia. Mandiamo la tua a 200 utenti e la mia a 200 utenti. Chi vince paga la cena di sushi.”

A Faenza c’era un vero Sushi Bar giapponese, autentico e costoso.

All’epoca non avevo una partita IVA e non potevo chiedere compensi in denaro, quindi li chiesi in nigiri e ramen.

Il quinto A/B test corrispose alla quinta costosissima cena di sushi offerta.

Alla sesta newsletter, il mio amico mi fece scoprire il limite dei 5000€ della “prestazione occasionale”. 😊